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19 aprile 2007

GLOBISH


Attraverso la Rete dilaga un linguaggio globale derivato dall'inglese
The Internet speaks "Globish"

L’esperanto globale finalmente è arrivato. E non c’entra nulla l’idioma artificiale progettato a fine ottocento dal medico polacco Zamenhof per far parlare il mondo con una sola lingua. Si tratta del Globish, linguaggio derivato dall’inglese e imposto dalla Rete.
L’ “International Herald Tribune” ne riassume le caratteristiche così: “It happens all the time: during an airport delay the man to the left, a Korean perhaps, starts talking to the man opposite, who might be Colombian, and soon they are chatting away in what seems to be English. But the native English speaker sitting between them cannot understand a word”.
Il Globish risulterebbe essere una lingua molto semplificata, che gli inglesi madrelingua non comprendono, ma di immediata fruizione per il resto della popolazione mondiale. È la parlata di chi non conosce realmente l’inglese, ma lo parla per farsi capire. “Inglese da aeroporto”, ha detto qualcuno.
1500 vocaboli, la fusione dei termini Global+English ed il gioco è fatto: un vocabolario fondamentale per far comunicare lo sterminato ed eterolinguistico popolo della rete. L’idea è del dirigente IBM in Francia, Jean-Paul Nerriére che ne ha fissato le caratteristiche nel libro “Don’t speak english, parlez Globish”. Il tutto è partito dalla constatazione di come i suoi colleghi non anglofoni, da Seul a Mosca, utilizzassero un vocabolario limitato e una sintassi standardizzata attraverso cui riuscivano a farsi capire meglio tra loro che quando dovevano parlare con un inglese madrelingua o con un americano di Dallas.
“Il medium è il messaggio”, ha detto McLuhan. Con il Globish e la Rete la teoria trova un perfetto risvolto pratico. Una lingua comune, semplice e condivisa, può inoltre contribuire fortemente alla riduzione del “digital divide”, il gap di accesso alle nuove tecnologie tra paesi poveri e ricchi. Bisogna prendere atto, senza purismi anacronistici, che le lingue stanno cambiando sotto i colpi dei nuovi media. Gli sms stanno imponendo svolte linguistiche che prima o poi acceteremo (si pensi al “non” scritto “nn”, “che” trasformato in “Ke”).

La cosa più buffa sta nel sito http://www.jpn-globish.com/. Ci si aspetta di trovare tante utili.

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