
Apple ammette di poter controllare a distanza i suoi iPhone. Tim e Vodafone non lo hanno comunicato ai propri clienti e ne potrebbero rispondere legalmente.
Apple ha ammesso ufficialmente la possibilità di cui dispone di poter controllare gli iPhone a distanza, anche per rimuovere software pericolosi o difettosi. Si tratterebbe di una "extrema ratio" per casi di emergenza (non meglio definiti) di cui la Apple non intende privarsi.
Questo ha già suscitato polemiche nel nostro Paese: per esempio l'Adoc, associazione di difesa dei consumatori, ha annunciato che, se questo "comando a distanza" dovesse rivelarsi non in linea con la legislazione italiana sulla privacy, Apple dovrebbe ritirare e rimborsare gli iPhone già venduti. Il problema è che in Italia gli iPhone sono stati venduti ma, soprattutto, sono commercializzati in abbonamento, con un contratto di esclusiva, da parte di Tim e Vodafone. Né Tim né Vodafone hanno informato i propri clienti e abbonati di questa possibilità, né si sono fatti rilasciare autorizzazioni o liberatorie per questo "controllo a distanza".
Anche se il Garante non dovesse essere giudicare illegale tale pratica, questa non è coerente con gli attuali sistemi di tutela della privacy adottati da Tim e da Vodafone, che prevedono sistemi di autenticazione tramite password personali, e informazione via Sms tutte le volte che il cliente stesso accede ai propri dati personali e a quelli della propria linea, mentre è assolutamente negato a estranei l'accesso ai dati dei propri clienti.
Questo tipo di violazione nel caso degli iPhone potrebbe portare a cause legali (anche collettive, visto che tra qualche mese sarà possibile la class action) nei confronti di Tim e Vodafone, con richieste di risarcimento milionarie, che potrebbero far diventare un brutto affare anche l'iPhone.
Apple ha ammesso ufficialmente la possibilità di cui dispone di poter controllare gli iPhone a distanza, anche per rimuovere software pericolosi o difettosi. Si tratterebbe di una "extrema ratio" per casi di emergenza (non meglio definiti) di cui la Apple non intende privarsi.
Questo ha già suscitato polemiche nel nostro Paese: per esempio l'Adoc, associazione di difesa dei consumatori, ha annunciato che, se questo "comando a distanza" dovesse rivelarsi non in linea con la legislazione italiana sulla privacy, Apple dovrebbe ritirare e rimborsare gli iPhone già venduti. Il problema è che in Italia gli iPhone sono stati venduti ma, soprattutto, sono commercializzati in abbonamento, con un contratto di esclusiva, da parte di Tim e Vodafone. Né Tim né Vodafone hanno informato i propri clienti e abbonati di questa possibilità, né si sono fatti rilasciare autorizzazioni o liberatorie per questo "controllo a distanza".
Anche se il Garante non dovesse essere giudicare illegale tale pratica, questa non è coerente con gli attuali sistemi di tutela della privacy adottati da Tim e da Vodafone, che prevedono sistemi di autenticazione tramite password personali, e informazione via Sms tutte le volte che il cliente stesso accede ai propri dati personali e a quelli della propria linea, mentre è assolutamente negato a estranei l'accesso ai dati dei propri clienti.
Questo tipo di violazione nel caso degli iPhone potrebbe portare a cause legali (anche collettive, visto che tra qualche mese sarà possibile la class action) nei confronti di Tim e Vodafone, con richieste di risarcimento milionarie, che potrebbero far diventare un brutto affare anche l'iPhone.
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